07/07/2019 – Proseguono dinanzi al GUP distrettuale, all’interno dell’Aula Bunker del Tribunale di Catanzaro, le discussioni dei riti abbreviati dell’Operazione Stige. Mercoledì scorso l’udienza si è protratta sino a sera ed è stata discussa dalla difesa la posizione di C. M., ritenuto dalla DDA di Catanzaro, unitamente a S. F. e G. F., promotore e dunque, capo, della organizzazione criminale. Partecipe della stessa organizzazione è ritenuto anche L. T., 48enne di Campana, con il ruolo della gestione degli appalti pubblici e privati relativi al taglio boschivo per tutto l’altopiano silano. L’Avv. Francesco Nicoletti, in merito alla posizione di quest’ultimo, ha fermamente contestato le gravi imputazioni richiamando l’annullamento operato dalla Corte di Cassazione dell’ordinanza emessa dal Tribunale della Libertà di Catanzaro con riferimento al reato di cui al 416 bis (associazione di tipo mafioso), tesi poi condivisa dallo stesso Tdl in sede di rinvio operato della Suprema Corte.
LE ACCUSE. L. T. è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, turbativa d’asta e tentata estorsione aggravate dalle modalità mafiose. Unitamente ad altri indagati a vario titolo, rientra nel filone relativo alla ipotizzata turbativa di un appalto pubblico legato alla vendita di materiale legnoso che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato manovrato in modo tale da risultare affidato ad una specifica ditta ritenuta vicina ad ambienti malavitosi. Si tratta, nello specifico, della gara per pubblici incanti del Comune di Mandatoriccio, avente ad oggetto l’affidamento dei lavori consistenti nella vendita di materiale legnoso ritraibile dal taglio della fustaia di Farnetto di località Montagnella per un prezzo avente base d’asta pari ad euro 75.000,00. Al quarantasettenne di Campana, ritenuto dagli inquirenti un “partecipante fittizio alla gara”, si contesta di aver partecipato “alla procedura pubblica in esame, recependo le disposizioni impartite e facendo in modo che i lavori, aggiudicati alla Società Cooperativa da lui gestita, venissero materialmente svolti ed eseguiti” da un’altra ditta. Gli si contesta inoltre, in concorso con altri, di aver chiesto denaro, con frasi del tipo “sai come funzionano qui le cose”, ai dipendenti di un’ulteriore ditta che richiedevano di parlare con il responsabile dei lavori e che si opposero alla richiesta della somma.
L’OPERAZIONE. La maxioperazione “Stige”, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e condotta dal Ros di Catanzaro e dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone, è un’inchiesta contro le cosche di ‘ndrangheta del crotonese con ramificazioni in altre zone della Calabria, in altre regioni italiane e all’estero. Risale al gennaio 2018 il blitz per la notifica di 131 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 39 agli arresti domiciliari. Vari i filoni economici finiti sotto la lente della Dda, tra cui: distribuzione di prodotti vinicoli e semilavorati per pizze, mercato ittico e servizi portuali, gestione dei servizi per l’accoglienza dei migranti, smaltimento dei rifiuti, agenzie di slot-machine, servizi di onoranze funebri, gestione dei lidi, appalti per il taglio dei boschi della Sila.
Nell’ambito dell’iter processuale, per gli imputati che hanno chiesto e ottenuto di accedere al giudizio con il rito abbreviato sono in corso le discussioni finali dinanzi al Gup distrettuale di Catanzaro.